I BUGIARDI DI S.LORENZO
Massimiliano Mazzanti
San Miniato al Tedesco, 22 luglio 1944. Nella
piazza della cattedrale 56 abitanti dell'antico borgo ghibellino, li convenuti
per ordine dei tedeschi, vengono sbrigativamente fatti entrare nel tempio. Non
appena donne, vecchi e bambini sono all'interno della cattedrale, implacabili
soldati di Hitler serrano portale e finestre e fanno saltare tutto. E' la strage
di S. Lorenzo, o almeno con questo nome la ricordano tutti dopo l'uscita
dell'omonimo film dei fratelli Taviani.
Costoro la storia di quell'eccidio nazista dovevano conoscerla molto bene: il
loro padre, avvocato con una casa a S. Miniato, avrebbe infatti preso parte ai
lavori della commissione comunale che, insediatasi il 21 settembre 1944, fu
incaricata di far luce sull'orrenda esecuzione di massa. E se la conoscevano
bene, oggi che è stato acclarato che i tedeschi non furono responsabili della
morte di 56 cittadini di San Miniato, ora che non ci sono più dubbi sul fatto
che la strage di San Lorenzo altro non è che una colossale e cinquantennale
mistificazione a fini politici; anche i fratelli Taviani dovranno assumersi la
loro parte di responsabilità in questa strana vicenda (ma, forse, neppure tanto
strana in questo Paese cosi visceralmente affezionato alla vulgata
resistenziale).
Cosa accadde il 22 luglio '44
Ma cosa successe veramente quel 22 luglio a San Miniato?
Il paese si trovava in quei giorni proprio sulla linea del fronte e la
popolazione rischiava di rimanere coinvolta in un duello di artiglierie tedesche
e americane.
I tedeschi invitarono la popolazione a riparare nei campi, dando appuntamento a
tutti per le otto della mattina del 22 luglio in piazza dell'Impero.
Il vescovo, però, fece notare al comando tedesco che non tutti - soprattutto i
vecchi, le donne e i bambini - avrebbero potuto giungere puntuali
all'appuntamento, e suggeri di far concentrare la parte più debole della
popolazione nella cattedrale. I tedeschi dettero il loro assenso, poi accadde la
tragedia. Un proiettile americano, di quelli a scoppio ritardato, centrò il
rosone della chiesa, fece un paio di rimbalzi all'interno della navata e
deflagrò in aria, esattamente sopra le teste degli sventurati all'interno del
tempio.
Una fatalità, insomma, la cui responsabilità, se di responsabilità si può
parlare, ricade sugli americani.
Inizia la misitificazione
Arrivati gli alleati in paese, qualcuno pensò subito di mutare la realtà delle
cose. Una "strage americana" non era certo politicamente corretta e se i morti
di San Miniato fossero stati attribuiti ai tedeschi, nessuno avrebbe certo
protestato per lo stravolgimento della verità.
Il "diavolo", però, volle subito metterci la coda. La commissione istituita
nell'autunno del '44 non poté non registrare il ritrovamento all'interno del
Tempio di una spoletta americana. Allora, la questione fu risolta in maniera
abbastanza sbrigativa: "La cattedrale fu colpita da due granate - recita la
relazione finale dell'inchiesta amministrativa - una tedesca e l'altra
americana... Ma l'eccidio fu causato esclusivamente dalla granata germanica".
Una conclusione evidentemente ridicola, perché non si capiva in base a quale
ragionamento si poteva stabilire che una granata era stata micidiale e l'altra
innocua.
Comunque, ci fu chi tentò, anche di fronte a queste perplessità, di arrampicarsi
sugli specchi. L'Anpi di Pisa, ad esempio, affermò che i tedeschi spararono
intenzionalmente dalla piana dell'Arno "il colpo di mortaio medio" sulla chiesa,
ma altri fecero notare l'incredibilità di tale accusa (il mortaio è un'arma a
tiro curvo, cioè quanto di meno adatto per sparare contro il rosone di una
chiesa). Altri, infine, attribuirono ai tedeschi la responsabilità di aver
concentrato in un luogo tanto esposto la popolazione di San Miniato (mentre la
richiesta, come abbiamo visto ed è documentato, partì dal vescovo).
Una bomba inesistente
L'ultimo particolare da sistemare, a questo punto, era la storia delle due
bombe, di cui una "innocua". La spiegazione ufficiale fu la seguente: mentre la
granata tedesca era una normale granata da battaglia, la spoletta americana del
tipo "Fuse P.D. M43" era montata su di un fumogeno.
Una bella trovata, certamente. Peccato, però, che una spoletta americana modello
"Fuse P.D. M43" non sia mai esistita e che tutti i modelli RD. fossero montati
su granate vere, micidiali.
Insomma, solo una bomba americana uccise i 56 rifugiati nella chiesa di San
Miniato. E la lapide che ancora "ricorda nei secoli il gelido eccidio perpetrato
dai tedeschi il 22 luglio '44 di sessanta vittime inermi" (nel frattempo il
numero degli uccisi di San Miniato è misteriosamente lievitato) è ora un insulto
alla verità che qualcuno chiede di cancellare.
Quattro senatori di Alleanza Nazionale - Giuseppe Turini, Piero Pellicini,
Giulio Maceratini e Italo Marri - hanno già rivolto un'interpellanza al ministro
dell'Interno per chiedere la rimozione della lapide apposta sulla facciata del
Comune di San Miniato. E lo hanno fatto non certo per spirito di provocazione:
Turini e Pellicini, infatti, sono di San Miniato e sono parenti di alcune
vittime della strage.
"Noi sapevamo la verità"
"Noi la verità l'abbiamo sempre saputa - dice Turini mostrando un ritaglio del
Giornale di molti anni fa: una sua lettera a Montanelli con la denuncia dei
fatti per come erano realmente accaduti - solo che nessuno sembrava voler andare
a fondo di questa questione".
"Quando vidi per la prima volta La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani ero
a Follonica - dice ancora l'esponente di An. Ad un certo punto, quando vidi la
scena della chiesa piena di gente fatta saltare in aria dai tedeschi, mi misi a
gridare che era una vergogna, un insulto alla verità. Dovettero portarmi via
dalla sala".
"Chi, come me, aveva perso parenti ed amici in quella strage - dice ancora
Turini - non poteva accettare quella mistificazione dei Taviani, i quali non
ebbero neppure il coraggio di assumersi la responsabilità di quello che
affermavano: nel film, infatti, la scena viene fatta 'sognare' ad una donna".
Insomma, tante bugie solo per manipolare la memoria del popolo di San Miniato, e
per strumentalizzare politicamente una sciagura della guerra.
IL SECOLO D'ITALIA Quotidiano del 1 agosto 1997
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