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da Il Fatto quotidiano.
Parma ricorda i repubblichini: lapide
staccata. Caos in Comune, Vignali tace
La stele che ricorda i caduti di Salò è stata
staccata dal muro del cimitero da un ventenne: in aula si
torna a parlare dell'opportunità di ricordare la Rsi, il
sindaco preferisce non rispondere. I consiglieri del Pd
abbandonano la seduta, gli antifascisti fermati dalla
polizia municipale
La lapide chiesta dai nostalgici (e lontani
parenti) repubblichini e accettata (di buon cuore) dal
sindaco di
Parma Pietro Vignali, è stata staccata dal muro dove
l’amministrazione comunale l’aveva voluta. Non è stata
danneggiata, ma semplicemente tolta. Quel che è servito per
scatenare il putioferio in consiglio comunale dove il
centrosinistra ha chiesto al sindaco spiegazioni su quella
stele, ma lui, Vignali, ha abbassato il capo e fatto
rispondere il suo vice.
Vignali, si sa, quando l’argomento e l’interlocutore non lo
appassionano preferisce tacere. A niente è servito, da parte
dei suoi avversari politici, ricordargli che alla città è
stata conferita la medaglia d’oro della Resistenza e ancor
prima è passata agli annali per le barricate contro i
fascisti dell’agosto 1922. Contro tutto e tutti, il 2 giugno
scorso, insieme alle commemorazioni per la festa della
Repubblica e dell’Unità d’Italia, ha dato il suo assenso
perché venisse posata una
lapide a ricordo dei
caduti della Repubblica sociale italiana.
Nel silenzio era stata dunque appesa e altrettanto nel
silenzio è stata tolta dal cimitero della
Villetta. Nel frattempo, però, le polemiche che si
sono scatenate tra i due eventi sono state tutt’altro che
discrete. Manco a dirlo, le reazioni positive erano giunte
dall’associazione nazionale delle famiglie
caduti e dispersi della Rsi con un comunicato stampa diffuso nei giorni
scorsi.
“Lo scoprimento di una lapide dedicata ai caduti della Rsi
nel cimitero di Parma è apparsa a taluni come un fatto
sconcertante. E in effetti è piuttosto sconcertante che si
sia dovuto attendere ben 66 anni dalla fine della seconda
guerra mondiale per concretizzare un normale atto di
cristiana pietà nei confronti di chi non è più tra noi. Se
poi qualcuno ritiene opportuno innaffiare perennemente la
pianta dell’odio anche verso chi è caduto, magari
tragicamente, ne prendiamo atto con rammarico, ma
perfettamente consci di aver operato conformemente a quanto
ci indicava la nostra coscienza”.
Di tutt’altro tenore quanto dichiarato dal comitato antifascista di Parma. “La Rsi, con sede a Salò fu uno stato
fantoccio creato dai tedeschi, che il 10 settembre 1943
avevano occupato militarmente Nord e Centro Italia, a capo
del quale misero Mussolini, da loro stessi liberato il 12
settembre. La Rsi si distinse particolarmente nella feroce
repressione antipartigiana al fianco e per conto dei
nazisti. La pietà umana non può essere confusa con i fatti,
la storia, le idee. Le idee non sono certo uguali, sono ben
diverse: libertà, democrazia, progresso sociale e
uguaglianza sono i valori dell’antifascismo codificati nella
Costituzione del ’48. Così pure diversi sono i fatti
storici, fatti di cause, il nazifascismo, e di effetti, la
resistenza partigiana, ben distinti e non sovrapponibili. La
pietà umana sia per tutti i morti, il ricordo pubblico, la
commemorazione e la celebrazione no. Nessuna onorificenza e
nessuna commemorazione per i fascisti nessuna strada e
nessuna lapide”.
Poi l’epilogo, almeno fino allo stato attuale, quattro
giorni dopo la posa. Un giovane del luogo, un ventenne, si è armato degli strumenti da lavoro
necessari ed è andato a rimuovere la piastra togliendo i
ganci che la fissavano al muro. Non l’ha danneggiata, è
stato attento in questo. E successivamente si è anche
autodenunciato, dichiarandosi un antifascista.
E, sicuramente, è riuscito nell’intento di far parlare della
lapide. Nel pomeriggio il consiglio comunale si è
interrogato sulla necessità di avere entro le mura cittadine
una lapide del genere. A farlo è il capogruppo del Pd, Giorgio Pagliari, chiedendo al sindaco – presente in aula –
una chiara e netta presa di distanza dalla tanto discussa
stele, già celebrata sui siti internet dai giovani
dell’estrem,a destra.
Il sindaco Pietro Vignali, però, ha il capo chino e non rivolge lo
sguardo all’assemblea, facendo cenno al suo vice di
rispondere al posto suo: “Rispondo io – annuncia il vice, Pietro Buzzi – così come concordato”. Ma le minoranze di
centrosinistra volevano sentir parlare il sindaco e a quel
punto hanno lasciato l’aula mentre dal pubblico cominciavano
a piovere insulti e locandine con impresse mani fatte di
sangue “a memoria dei caduti che ci hanno difeso dagli
invasori”.
“Questo è uno sfregio alla democrazia, i partigiani sono
morti per niente”. Partigiani, antifascisti e familiari
delle vittime del fascismo insorgono quindi contro
l’amministrazione: “Il sindaco viene tutti gli anni all’Anpi e poi fa queste cose – dice amareggiata Gianna Montagna, figlia di Walter Montagna, parmigiano del
sasso e figura di spicco dell’Oltretorrente – io mi
vergogno, queste cose infangano tutto quanto è stato fatto
dai nostri padri”.
In un’aula consiliare semivuota – il centrosinistra
all’Aventino e i “riottosi” portati fuori a forza dalla
Polizia municipale – il vicesindaco ha dato quindi le sue
ragioni: “La lapide è stata pagata totalmente
dall’associazione dei repubblichini – ha messo le mani le
mani avanti Buzzi – e questo non è revisionismo, ma pietà
per i morti e, nel 150esimo dell’Unità d’Italia, abbiamo
cercato di avere una matura visione storica e un doveroso
segno di rispetto”.
Così si è chiusa la puntata di una polemica che andrà
avanti. Almeno fino a quando Vignali non prenderà la parola
per spiegare le sue ragioni.
Antonella Beccaria e
Massimo Paradiso
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